Ricordate il primo post che ha dato avvio a "diaframmi-crotone"? Era incentrato sul mio paese, Rocca di Neto.
Vi prego di soffermarvi tra le vecchie foto su di una in particolare, quella riguardante un tratto di cinta muraria a due arcate.
Lì sorgeva quella che noi comunemente chiamiamo la “Rocca vecchia”, prima che venisse distrutta dal terremoto. Le uniche tracce visibili, all’indomani di quello stesso terremoto che ha raso al suolo un po’ tutto, sono quelle mura e la Chiesa Matrice raffigurata in un'altra foto sempre giù in basso. Ed è qui, in questo stesso posto, che sono dislocate le varie grotte. E sì, perché Rocca, al pari di Casabona e di altri centri del crotonese, possiede queste rudimentali strutture un tempo adibite ad abitazioni. Anch’esse, al pari di molte altre cose, non hanno mai goduto di molta considerazione.
Ecco perché a distanza di mesi, da quando sono stata lì la prima volta, non può fare altro che piacere, vedere e fare vedere a tutti voi l’inizio di un lavoro volto a valorizzarle.
Nulla da eccepire, ovvio, però a dirla tutta è inevitabile porsi alcune questioni:
- Ora è pur vero che i finanziamenti spesi riguardano solo una parte del progetto, ma perché inaugurare il tutto per poi richiudere il cancello, mancando ancora la messa in sicurezza della parte alta del tracciato e, soprattutto, chi possa accompagnare i visitatori e “raccontare” loro delle grotte?
- Perché in altri tratti messi a nuovo, e perfino recintati, continuano a pascolarvi le pecore?
- Perché non stimolare la fantasia dei visitatori, anche in termini di attrattiva, attraverso una sorta di riproduzione fedele delle vecchie abitazioni e degli antichi mestieri in alcune di queste stesse grotte, senza che si rimanga perplessi dinnanzi a strutture vuote da guardare semplicemente da lontano?
Maria Angela Pugliano