domenica 28 ottobre 2007

energie #2


La nota casa editrice Bmg Ricordi ha pubblicato il suo “Sax a 4 ottave”, provvedendo di recente ad una ristampa anche in lingua inglese.
Lui è Raffaele Mirabelli, giovane sassofonista originario di Rocca di Neto.
La “sua scoperta” musicale per suonare il sax a 4 ottave (cioè nella sua intera estensione anzichè a due e mezza) lo ha portato a scrivere un metodo tutto suo, proprio come i grandi musicisti, aggiungendo con la pubblicazione di questo libro un ulteriore riconoscimento internazionale alla sua bravura e al suo successo, nonostante la giovane età. Successo che lo ha portato in giro per l’Europa e a collaborare più volte, tra i tanti nomi noti, con l’Ensamble di sassofoni “Sax chorus” di A. Domizi.


Maria Angela Pugliano & Caterina Caligiuri

piccole curiosità #1


Storia e leggende popolari si intrecciano intorno a questa singolare struttura, meglio conosciuta come Pietra del Tesauro, nelle campagne di Strongoli.

Dal punto di vista storico si ritiene che esso sia il sepolcro del console romano Marcello, morto nel 208 a.C. durante la battaglia con Annibale.
Tra i vecchi contadini, invece, si narra che in esso vi sia nascosto un tesoro che può essere prelevato soltanto qualora lo stesso venga perfettamente rotto al centro lanciando dall’antistante collina due buoi legati ad un giogo.


Un’altra leggenda vuole che il terreno circostante la Pietra fosse di proprietà di due fratelli, di cui uno affetto da cecità. Questo stesso terreno veniva coltivato a grano e durante il periodo della trebbiatura i due lo dividevano. Il fratello sano misurava il grano nel “quarto” (unità di misura di capacità costituito da una forma in legno che doveva rappresentare un quarto di quintale) e faceva due mucchi, il suo e quello del fratello cieco. Ad ogni misurazione il suo lo riempiva per intero, mentre per il fratello girava il contenitore e ne riempiva solo il fondo. Per rendere più credibile la cosa chiedeva al fratello cieco di verificare sempre con le mani. Questo gli rispondeva che ciò che non vedeva lui lo vedeva Dio. Alla fine della spartizione il fratello sano aveva un enorme ammasso di grano, mentre al cieco erano toccate solo le briciole. E fu così che Dio per punire l’avidità di questo, e il fatto di essersi preso gioco del fratello, trasformò tutto quel grano in un’enorme pietra (la Pietra del Tesauro).

Maria Angela Pugliano & Caterina Caligiuri

venerdì 12 ottobre 2007

ieri oggi domani #1

« Aveva una vigna in collina ma è morto a Milwaukee non qui.. »
Francesco Antonio Costabile poeta ermetico nato a Sambiase il 27 agosto 1924.



L'emigrazione è il fenomeno sociale che porta una porzione di una popolazione a spostarsi dal proprio luogo originario. Tale fenomeno può essere legato a cause ambientali, economiche e sociali, spesso tra loro intrecciate. Difatti, la gente emigra sotto la spinta di ragioni economiche. Accadeva durante il periodo coloniale, e ancora accade. Anche per ragioni politiche. Si può anche emigrare sotto la spinta di altre ragioni, che non siano miseria, pericolo o paura.

Vivo da persona comune, con le capacità di un normale cittadino, con un futuro qui; senza costrizioni.
Qui cresco, fra amici, conoscenti e anche qualche familiare.
Ma quando si parla di Casa mia, non mi viene mai da dire altro che è in un altro posto, di fronte al mare da dove ogni mattina si vede sorgere il sole. Ero tanto abituato a questo evento straordinario che, adesso che ad est vedo soltanto casa della Signora Romina e non più il sole che nasce, mi sembra di essere in un altro mondo.
Però non è un altro mondo.
Quel posto dove sono nato e cresciuto esiste ancora. Non è lontano per me e non è vicino per mia Madre.
Ci sono centinaia, forse migliaia, di miei compaesani che vivono in un altro posto. Lontani o vicini. Le ragioni che li hanno spinti a lasciare il paese sono tante, forse troppe.
Che impressione gli fa tornare? Io non ho una grande esperienza in fatto di ritorni. Sono fortunato. Torno a Casa molto spesso. Tanta gente lo fa. Tanta gente invece non torna da tanti anni. Forse troppi. Come lo vedono il proprio paese? Cambia? O è sempre lo stesso? E tutti quei ragazzi così giovani? Di chi sono i figli? «E tu? A chini si fijju?» Me lo chiedevano spesso gli emigrati che tornavano a Casa!
Su qualche marciapiede c’è scritto qualcosa. A volte un nome; A volte una data; L’ha scritta un ragazzo tanti anni fa. Adesso non abita più al paese. Si è trasferito per lavoro. Chissà se quando torna ci fa caso a quella scritta sul cemento!?
Ci sono strade che non cambiano mai! Sono quelle strade fatte di ricordi. La Banda Musicale suonava sempre la stessa marcia in salita. Era quella che meglio si prestava a essere suonata sulle salite del mio paese. Così, ad ogni festa, ad ogni occasione, le persone che abitavano sulla salita sentivano suonare sempre la stessa marcia. «Ma picchì quannu passati i cca’ sunati sempr’a stessa marcia?». Ci sono strade che non cambiano mai!
La polvere nel campo di calcio del mio paese ha un sapore diverso da quella che si respira per le strade di una qualsiasi città. «Incrocia!!» gridava il Mister. Voleva che giocassimo a pallone e ci ha insegnato a distinguere il sapore della polvere dal sapore del catrame.
Se ne sentono tante.
“Ci vorrebbe…”. Questo è l’inizio di qualsiasi discorso che si fa su un posto come quello in cui sono nato.
Non c’è dubbio che dalle mie parti le cose che ci vogliono sono effettivamente tante. Ma forse è importante ricordarsi di quello che c’è e che ci sarà sempre: le storie delle persone e i luoghi dove si sono formate.
Ci sono centinaia, forse migliaia, di miei compaesani che vivono in un altro posto. Lontani o vicini. Ma quando devono tornare al paese, sono sicuro, dicono sempre: «vaiu ara Casa».

Enzo Dattolo

Con "ieri oggi domani" si apre una nuova sezione dedicata a chi di voi, per vari motivi, si trova lontano da qui. Chiunque voglia partecipare “diaframmando” la propria esperienza di vita con pensieri, racconti, considerazioni o altro può farlo inviandoci ogni cosa all’indirizzo e-mail crotone@diaframmi.it.