martedì 11 dicembre 2007

racconti di strada #5

SANTA SEVERINA, UNA PERLA DI SPERANZA.

Siberene, questo è l’antico nome di Santa Severina, dato probabilmente dagli Enotri, un antico popolo italico.
Santa Severina, cosi chiamarono i Bizantini lo splendido scoglio, con meno di tremila anime, situato al centro della valle del Neto.
E’ Bizantina l’origine più recente del borgo. Testimonianza ne sono lo splendido Battistero, un vero e proprio gioiello di architettura bizantina e la chiesa di Santa Filomena.
Immersa tra le splendide montagne delle Sila e lo splendido Mar Ionio, tra le colline, sorge Santa Severina, questa perla classificata tra i cento borghi più belli d’Italia.
La nave di pietra: così la chiama oggi la gente del posto, orgogliosa, quasi fino alla superbia, di quel capolavoro artistico che ammirano tutti i giorni al loro risveglio.
Tra le mura, sorge dominante il sontuoso e fiabesco Castello, dove il tempo sembra fermarsi ogni qualvolta ci si ferma ad osservarlo e a visitarlo. Sembra quasi sentire le melodie normanne fargli da cornice.


Qui, le antiche leggende sul re normanno Roberto il Guiscardo sembrano quasi attuali.
Furono i Normanni a crearlo e in seguito lo continuarono gli Svevi, prima dell’approdo di Angioini ed Aragonesi. Dopo, fu abitato da potenti famiglie quali i Ruffo i Carafa e i Grutther.
Il Castello, in cui leggende di fantasmi si intrecciano alla realtà, rappresenta senza dubbio il cuore di questa rocca che, osservata da lontano, sembra non avere accesso.
La sua inespugnabilità e la sua resistenza ai devastanti terremoti lo mantengono affascinante.
E sembra che questa inespugnabilità abbia avuto la meglio anche sui tentacoli della ‘ndrangheta, purtroppo onnipresente nel crotonese.
Di fronte, la splendida Cattedrale a tre navate risalente al XII secolo.

Tutto racchiuso nella splendida Piazza, un vero e proprio salotto, da cartolina, anzi, da quadro.


Lo splendido scenario storico-artistico fa da cornice a storie di tutti i giorni.
Storie di giovani che partono e non ritornano mai più, storie di gente che resta, di persone che emigrano e poi ritornano con la speranza di cambiare qualcosa. Storie di persone semplici che vedono la Piazza il centro del mondo; senza di essa non potrebbero vivere per nessuna ragione.
Quel salotto nominato “Piazza Campo” è il palco di tutte le sensazioni della gente.
Ogni turista deve attraversarla per visitare Castello e Cattedrale.
Capita così, che spesso, soprattutto in estate, si trasformi in un microcosmo in cui si alternano le voci di persone provenienti da ogni parte del mondo. Scene perfette di accoglienza, tolleranza e multiculturalismo.
La Piazza è il centro in cui la gente si ritrova. Qui si discute, si litiga, si suppone, si critica.
Qui si celebrano matrimoni e funerali, manifestazioni di ogni genere, ci si incontra col “fidanzato”.
Qui fanno capolino gli studenti stranieri dell’Aleo e ne restano meravigliati.
Qui si consumano tutte le frizzanti serate d’estate in cui ragazzi e ragazze, di tutte le età, restano in giro fino a tarda notte tra un bicchiere e l’altro.
Qui “Don Arnaldo”, un’icona del paese, scomparso purtroppo qualche tempo fa, raccontava ai giovani simpatici episodi, a volte surreali, dando loro una sorta di educazione alla vita.
Ma la piazza è anche il centro in cui gli anziani passano il loro tempo a raccontarsi la guerra, la campagna e la famiglia. I loro inossidabili punti di vista non hanno tramonto.
E tutto intorno i vicoli, dove ancora si vedono i bambini correre e rincorrersi, in una felice armonia tra gioco e allegria.
A vederli, sento ancora la voce di mia madre che mi chiamava invano, mentre rincorrevo chissà quale destino.
In quei vicoli noi giovani, di una certa generazione, abbiamo appreso i valori più importanti della vita. Lì abbiamo imparato, a vincere, a sognare, a perdere, a rialzarci, a piangere.
Santa Severina, così i Bizantini la chiamarono.
La nave di pietra, così la chiamano oggi gli abitanti del posto.
Una perla di speranza, così la voglio definire io tredici anni dopo averla “abbandonata”.

Francesco Candeliere

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Percorro insieme a te e a le magnifiche persone di Santa Severina la strada della Storia, della Cultura, dell'Arte, del Sogno, del Ricordo e quella della SPERANZA. Una strada della quale sicuramente luoghi come "piazza del campo" può essere il punto dal quale partire. Santa Severina è BELLISSIMA.
Enzo

Anonimo ha detto...

Quest'altra meraviglia da dove sbuca fuori? Lì siete così fortunati eppure non fate nulla per esserlo ancora di più. Un vero peccato!

Luca

Giovanna Alborino ha detto...

mi sa' che l'estate prossima verro' in Calabria...

Pino Amoruso ha detto...

"Perla di speranza"...Bellissima definizione. Mi è piaciuto molto il post, oltre al blog. Proporrei e mi farebbe molto piacere uno scambio di link. Fatemi sapere sul mio blog; io cmq vi ho già linkato :-)
Buona giornata

Anonimo ha detto...

Non conoscevo nemmeno io questo blog. Mi è piaciuto molto, davvero complimenti.

Marisa

calabrisella ha detto...

ciao! il nostro amico comune pinoamoruso mi ha suggerito questo post perchè a breve farò una settimana di vacanza proprio a santa severina! sono affascinata da questo luogo...è la prima volta che mi avvanturo verso l'altra sponda della calabria e sono emozionatissima (sono di Vibo)!!! al mio rientro pubblicherò il diario del viaggio! buona giornata :-)