Inerzia. Ecco la parola che ben definisce il negligente operato delle autorità competenti che finora non sono stati in grado di attuare interventi concreti di messa in sicurezza d’emergenza, bonifica e ripristino ambientale dell’ex area industriale della Pertusola.
Ormai nessuno fa più caso ai ritardi amministrativi e burocratici, alle omissioni o ai continui silenzi. Ma ad oggi ciò che desta maggiore preoccupazione è la persistenza, da anni, di una drammatica crisi ambientale, arrivata a livelli allarmanti e che non è più solo circoscritta al sito in sé, ma si è estesa a gran parte del sistema territoriale ad esso collegato.
Il quadro completo? Ai ben noti tassi di tumoralità, che sono, in modo esasperante, sempre più alti, si aggiungono nuove patologie attribuibili ai soliti agenti inquinanti. Tonnellate di metalli pesanti e di amianto continuano incessantemente ad avvelenare terra, acqua e aria: lo stesso sito antistante l’area industriale continua in modo alquanto superficiale a non essere recintato o comunque inibito al pascolo di greggi che, proprio con la produzione di latte e derivati, finiscono con l’introdurre nella catena alimentare fattori di rischio per la salute pubblica; si attesta nei fondali marini della zona una presenza di quei metalli che va oltre ogni limite; in più la fabbrica chiusa da anni è come se fosse una discarica all’area aperta dato che dentro e fuori la stessa si trova di tutto.
Ma è davvero auspicabile una risoluzione? In molti alberga la rassegnazione, nessuna aspettativa per quella che è definita “la speranza della svolta economica” crotonese, circa un nuovo protagonismo sociale che porterà a riprogrammare lo sviluppo e che partirà proprio dal risanamento della terra, data la possibilità di valorizzare il patrimonio ambientale, paesaggistico e archeologico di quest’area. E sì perché nove anni di inconcludente commissariamento hanno solo paralizzato iter decisionali, amministrativi e altro ancora.Ora ci si chiede: ma sarà veramente così? Che dire…….“l’ardua sentenza ai posteri”.
Maria Angela Pugliano
Dal punto di vista storico sono numerose le testimonianze sulla sua costa: dalla colonna dorica del tempio di Hera Lacina a Capo Colonna, databile intorno al VI secolo a.C., a Capo Cimiti, dove sono state individuate le strutture di una grande villa d’età imperiale, dotata di bellissimi pavimenti marmorei o a mosaico e di un impianto termale, per poi proseguire fino all’isolotto di Le Castella, che deve il suo fascino suggestivo all’imponente Castello Aragonese. Inoltre a partire dal XV secolo, come difesa per le incursioni turche, vengono costruite numerose torri che ancora oggi spiccano nel panorama costiero (Torre Vecchia a Capo Rizzato, Torre del Martello di Nao a Capo Colonna, Torre di Scifo a Capo Pellegrino, Torre Nuova a Capo Rizzuto).
Dal punto di vista naturalistico, invece, al suo interno sono state individuate tre zone: una di Riserva Integrale (A), una di Riserva Generale (B), una di Riserva Parziale (C), in cui sono regolate le modalità di balneazione, di pesca, ormeggio, ancoraggio, immersioni subacquee e navigazione.





