lunedì 3 settembre 2007

gente di strada #2


Lunedì 24 settembre. E’ pomeriggio. Sono da poco giunta a Crotone. Ad aspettarmi una mia amica. La prima (ed unica) volta che ci siamo recate al centro storico è stato tantissimi anni fa, quando ancora studentesse liceali la scuola ci portò al Castello di Carlo V ad ammirare il diadema di Hera Lacinia. La visita naturalmente rimase circoscritta, non ci avventurammo altrove.
Ora, però, a distanza di anni è arrivato il momento giusto per farlo.
Mentre ci incamminiamo ripensiamo ad alcuni discorsi condivisi la sera precedente con una ragazza che vive in questo posto, vale a dire l’essere messe in guardia dal fare attenzione alle “persone poco raccomandabili” che vi si aggirano o ai tanti stranieri che ormai ne hanno invaso le abitazioni un tempo abbandonate; al fatto che ovunque per le strade avremo trovato ammassi di immondizia e di sporcizia; ecc.ecc.ecc…. insomma un bell’elenco.
Il nostro peregrinare per le innumerevoli “viuzze”, però, è stato per la prima volta una smentita a quanto avevamo udito. Per carità non mettiamo in dubbio quanto ci è stato riportato. Un conto è viverci, un conto è fare una passeggiata. Sono cose completamente diverse, è l’approccio che cambia.
In effetti, da che mondo e mondo, i centri storici di molte città, al pari delle periferie, sono additati come posti malfamati da evitare. Soliti luoghi comuni che vanno di pari passo con i numerosi piani di recupero e di riqualificazioni per migliorarne la vivibilità socioeconomica e per ridarne lustro in chiave di attrattiva turistica.


Addentrandoci al suo interno, vero cuore simbolico della città in cui vecchio e nuovo si mischiano, è facile riscoprire una dimensione a misura d’uomo. Ovvio che al nostro sguardo curioso che vaga un po’ ovunque non sfuggono gli innumerevoli ed antichi edifici che, ormai abbandonati e fatiscenti, cozzano con altrettanti edifici ristrutturati dai colori sgargianti; e neppure la pavimentazione inesistente che ha ceduto il posto all’asfalto; o altro ancora.
Ma ciò che in questo spaccato di vita reale attrae maggiormente la nostra attenzione è la scoperta di arti e mestieri perduti. Esempi? Il minuscolo laboratorio di un artigiano che costruisce, intarsiando il legno, bellissimi presepi e riproduzioni di vario genere. Un signore di poche parole che ci lascia curiosare e fotografare la sua arte fatta sapientemente a mano. Oppure andare avanti e vedere un’insegna di un negozio recante la scritta “Il Liutaio” antico mestiere anch’esso andato perduto. Sorpresa ancora più grande il trovare un giovane ragazzo ad accoglierci al suo interno, che ci parla di sè e ci spiega di cosa si occupa.
Ecco, questa sarebbe una bella idea per rianimare il centro storico crotonese. Creare sapientemente ad arte botteghe che riscoprano vecchie tradizioni ormai scomparse o anche semplicemente farne un luogo di incontro che vada a ricercare e ristabilire quel contatto tra la gente, fatto di cose semplici, che ormai è andato perso.



Maria Angela Pugliano

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente qualcuno che si pone le giuste domande e fa vedere come stanno effettivamente le cose senza artefatti o altro. La realtà così com'è.
Luigi

Anonimo ha detto...

Scopro il tuo (vostro) blog dopo l'articolo di ieri dell'amico Simone Arminio, complimenti per il tuo lavoro e per i tuoi interessanti reportage.

Anonimo ha detto...

Mi unisco ai vari complimenti fatti dagli altri utenti. Veramente un bel blog, bei lavori, bella grafica, bello tutto.
Continuate così siete.
Serena

Anonimo ha detto...

Un taglio diverso per un luogo spesso strumentalizzato per i soliti discorsi e i soliti luoghi comuni.