lunedì 3 settembre 2007

racconti di strada #1

ROCCA DI NETO.
Una cosa che capita spesso a molti di noi quando si incontra e si conosce gente nuova è sentirsi domandare “di dove sei?”. E immediatamente dopo, in modo quasi consequenziale, alcuni di loro, spinti da un’innata curiosità, vogliono sapere “com’è il paese (o città)?”.
Il più delle volte, per quanto mi riguarda, oltre a citarne il nome (direi in modo piuttosto distratto e solo per quelli “delle mie zone” che lo avrebbero associato al posto) o limitarmi a dire che è in provincia di Kr, qualche volta (raramente, per la verità) ho aggiunto che è un piccolo paese senza nulla di che.
Ma stanno veramente così le cose? Davvero Rocca di Neto non ha nulla di che?
E’questo uno dei motivi che mi ha spinta a chiedermi se conosco veramente il mio paese, le sue tradizioni, la sua storia, la sua quotidianità e soprattutto la sua gente. Ovvia la risposta alla mia domanda. Naturalmente no. O meglio conosco l’indispensabile, quanto basta. Ma quanto basta per cosa?
Mi sconvolge la totale indifferenza che finora ho dimostrato, quanto il lasciarmi imprigionare dalla ragnatela di assuefazione che avvolge il normale vivere quotidiano di una realtà come la nostra. E mi sono accorta (meglio tardi che mai) di come io non abbia mai fatto nulla per dare una scossa o una “vigorosa sterzata per tentare un’inversione di marcia”, per ricominciare da capo e cercare un cambiamento. In realtà l’unica cosa che mi ha da sempre contraddistinta, e credo la maggior parte di noi, è lo starmene lì tranquilla, lasciandomi scivolare tutto addosso, o al massimo pronta a lamentarmi ad ogni occasione della perenne rassegnazione che alberga in questo paese dal vivere piatto e che solo a tratti, e in pochi giorni dell’anno, assapora un po’ di “vivacità”.
Diaframmi ha avuto in tutto questo un ruolo fondamentale, trasmettendomi la voglia e l’entusiasmo necessari per “partire alla scoperta” di Rocca e dei rocchitani, di cogliere il bello e il brutto che essa offre, ma soprattutto l’anima e l’essenza in essa nascoste e che sono impercepibili e non visibili. Insomma, in poche parole, mi ha dato la chiave giusta e fondamentale per un nuovo modo di “leggere” il mio paese, cosa fondamentale per chi ha voglia, come me, di “cambiare le carte in tavola” e voltare pagina.
A differenza di quanto avrei fatto in precedenza, spinta da una nuova consapevolezza e abbandonato ogni pregiudizio, ho deciso di usare un approccio diverso e di guardare Rocca con distacco, quasi dal di fuori, vale a dire con gli occhi della turista, agire, questo, dettato prevalentemente dall’esigenza di essere il più imparziale possibile. Per questo motivo, per prima cosa, mi sono documentata sulla sua storia e su quelli che sono segnalati tra i posti da visitare.




Devo dire che la lettura è stata una piacevole scoperta e riscoperta di cose a volte scontate, a volte non conosciute, come il motivo che porta a chiamare “Casino” Via Rialto ( la presenza del Casino dei frati Certosini di S.Stefano), o la presenza di un antico convento agostiniano appena fuori dal centro abitato, o ancora quella di una Chiesa, ai più poco nota, in Via Terrate e altro ancora.
Così con la tipica eccitazione che contraddistingue il turista, alla luce di queste mie nuove scoperte e armata di macchina fotografica, ho dato inizio alla mia “esplorazione”, per vedere dal vivo le tante decantate beltà storiche di Rocca di Neto.
Naturalmente il rovescio della medaglia era lì in agguato e l’impatto visivo con il reale, nella maggior parte dei casi, non è stato positivo. Sorpresa? Non più di tanto, e chissà perché. Anzi avrei preferito smentite, o altro ancora, piuttosto che conferme.
Le foto parlano da sé. E’ impressionante lo stato di totale abbandono in cui versano alcuni di questi posti, luoghi di importanza storica “lasciati lì a morire e dimenticati da tutti”, luoghi “dentro” il paese, ma allo stesso tempo “fuori”, “luoghi di confine” come se fossero dimensioni a parte, diaframmati dal normale vivere quotidiano.
E mi sono chiesta… è questa l’immagine che vogliamo dare del nostro paese (non solo per chi ci vive, ma anche per quelli che vengono da fuori), quella di un posto “morto” nella sua tradizione storica (e non solo)? Pertanto, mi chiedo e rivolgo la stessa domanda a tutti voi, in che modo vogliamo valorizzare questa importante risorsa?
So perfettamente che a questo punto mi si potrebbe accusare di poca obiettività laddove accanto alle cose fatiscenti e decadenti non ho dato il giusto spazio a quanto di bello ci sia in giro. In fin dei conti sopra ho scritto che avrei cercato di cogliere il bello e il brutto che essa offre. È vero, il tutto non fa una piega, anzi. Ma parlare del bello in questo momento sarebbe fin troppo facile. Il bello è bello e non si discute (ci possono essere magari visioni soggettive differenti, ma l’oggettività della cosa di per sé bella è innegabile). Non sempre la stessa cosa può dirsi, invece, per ciò che di “dimenticato e sconosciuto” c’è nella nostra realtà.
Per questo appare di vitale importanza cercare con i loro cambiamenti e con la loro rinascita la giusta strada che farà rinascere con loro noi stessi, che ci renderà partecipi attraverso proposte e critiche costruttive del “loro e del nostro destino”. E nella visione dell’oggi proiettata al futuro dovremo fare della sinergia il nostro punto di forza.
Basta indifferenza cronica, basta incapacità d’agire, non credete?



Maria Angela Pugliano

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Chi può dire di conoscere veramente il proprio paese??Nessuno.Viviamo nell'era di viva l'estero,di quanto è bella la spagna,che romantica Parigi...ma l'italia???dove la mettiamo??La apprezziamo veramente??Nooooooooo!!!!!!!!!!!!! Dovremmo scoprirla a fondo per apprezzarla,per capire quale storia meravigliosa abbia portato all'italia attuale,quali grandi personalità abbiano calpestato questo suolo e dopo questa breve analisi potremmo dire:cavolo che fortunati che siamo!!! Eh si perchè noi siamo quelli che non apprezzano mai nulla,quelli che danno tutto per scontato,quelli che fanno della comodità una ragione di vita...ma svegliamociiiiiiiiiiii!!!! Cominciamo a girarla questa bella Italia,partendo dal piccolo paesino o dalla grande metropoli in cui viviamo. Il mio giudizio su questo intervento e sul blog in generale non può che essere positivo e apprezzo veramente il lavoro che state facendo,e spero che crediate veramente in quello che fate e che non vi fermiate davanti alle difficoltà che forse troverete.La voglia di esplorare non deve mancare mai,dobbiamo soffrire sempre di sete di conoscenza e di fame di scoperta perchè è una di quelle sofferenze che ci fanno stare bene,che ci aiuta a vivere meglio.Posso solo una critica negativa??? Su dai la dico ihih!!! Ho intravisto in qualche intervento l'uso di paroloni,di frasi elaborate,ecc.Io tifo per la semplicità del linguaggio,perchè questo sito deve essere rivolto a tutti e poi non è che usando paroloni il testo risulti più bello è,boh questo è il mio pensiero,perchè ricordate siam tutti capaci ad usare paroloni,ma in fondo a volte sappiamo quello che diciamo??E ancora più grave siam convinti di ciò che diciamo??Vedrete che con parole semplicie discorsi lineari a parer mio sarà più bello,più popolare più vero. Voi dovreste trasmettere ai visitatori di questo blog le sensazioni,le emozioni che provate quando siete su questi posti; proiettandoli in un certo senso lì,in modo che possano percepire in un qual senso i colori,gli odori e i suoni di quel posto. Perchè la voglia di evasione è sempre presente in noi e creare un mezzo per far evadere anche gli altri è una cosa meravigliosa,e può stimolarci a perfezionarlo e completarlo. Ora vi lascio spernado che il vostro lavoro continui imperterrito (ops un parolone pure io ihihih) , un saluto a tutti
Domenico

P.S.: Per scrivere questo commento non ho fatto uso di nessuna sostanza illegale,son così non ci fate caso ihihihih

Anonimo ha detto...

Avrei voluto trovare l'autore della frase che mi è tornata in mente leggendo l'articolo ma non ci sono riuscito. Va bene! Mi accontento di citarla per confermare l'importanza di ciò che hai scritto: - "Un uomo senza passato è un uomo che non ha futuro!" - La conoscenza della propria storia e del proprio passato rende più chiaro ciò che siamo.
Enzo

Anonimo ha detto...

Carissima Mariangela hai proprio ragione. E' proprio un bello scoprire e riscoprire Rocca con questo tuo lavoro. Complimenti vivissimi.
L.