Sembrano stare proprio lì dietro l’angolo… insoddisfazione, disagio.
Un sussurro continuo, un vociferare costante si dirama e avvolge una piccola folla “scesa in piazza” a manifestare per “dire la propria” riguardo ad alcuni argomenti.
La piazza, da sempre, ha rappresentato il luogo per eccellenza della riunione, dell’incontro, il luogo dove ci si è battuti per conquistare diritti o anche semplicemente per protestare.
Ora che molte di queste proteste, che costantemente vediamo, siano condivisibili o criticabili non spetta a noi in questa sede giudicarlo. Ognuno ha la propria libertà di pensiero, di opinione, libertà di provocare reazioni per scuotere la perenne immobilità delle cose, ecc…ecc….ecc…. in fin dei conti siamo o non siamo in democrazia?
Noi crediamo solo che tutto questo debba rappresentare un monito per chi in quel momento ricopre i cosiddetti “posti di comando”, affinché ogni singola voce venga ascoltata e con interazione e dialogo costruttivo si arrivi al benessere della collettività che crediamo essere in assoluto la cosa più importante rispetto a qualsiasi altra questione.
Detto così sembra fin troppo facile …sedersi ad un tavolo e discutere. Ovvio che ci sarà sempre qualcuno scontento, una voce stonata che dissentirà da tutto e da tutti. Ma in ogni caso perché non tentare? Come suol dirsi “tentar non nuoce”. Il venirsi incontro però dovrà esser sentito e cercato, nel pieno rispetto, da ambo le parti, non credete?
Un sussurro continuo, un vociferare costante si dirama e avvolge una piccola folla “scesa in piazza” a manifestare per “dire la propria” riguardo ad alcuni argomenti.
La piazza, da sempre, ha rappresentato il luogo per eccellenza della riunione, dell’incontro, il luogo dove ci si è battuti per conquistare diritti o anche semplicemente per protestare.
Ora che molte di queste proteste, che costantemente vediamo, siano condivisibili o criticabili non spetta a noi in questa sede giudicarlo. Ognuno ha la propria libertà di pensiero, di opinione, libertà di provocare reazioni per scuotere la perenne immobilità delle cose, ecc…ecc….ecc…. in fin dei conti siamo o non siamo in democrazia?
Noi crediamo solo che tutto questo debba rappresentare un monito per chi in quel momento ricopre i cosiddetti “posti di comando”, affinché ogni singola voce venga ascoltata e con interazione e dialogo costruttivo si arrivi al benessere della collettività che crediamo essere in assoluto la cosa più importante rispetto a qualsiasi altra questione.
Detto così sembra fin troppo facile …sedersi ad un tavolo e discutere. Ovvio che ci sarà sempre qualcuno scontento, una voce stonata che dissentirà da tutto e da tutti. Ma in ogni caso perché non tentare? Come suol dirsi “tentar non nuoce”. Il venirsi incontro però dovrà esser sentito e cercato, nel pieno rispetto, da ambo le parti, non credete?
Maria Angela Pugliano
5 commenti:
Il maggior problema è proprio "riuscire a sedersi a quel tavolo", quando trovi quelle "persone ai posti di comando" troppo prese da altri interessi e che non hanno il tempo di ascoltare nessuno. Si dice che stiano lì per rappresnetare anche te, ma consentitemi di dire che è raro riscontrare questo. La maggior parte di loro sta lì "per i propri interessi".Il mio augurio? Che le cose possano un giorno cambiare. Mi illudo? Spero di no. Ma se fosse così, concedetemelo.
Salvatore
Sono daccordo con Salvatore. Dalle nostre parti la gente, quasi tutta, soffre di agorafobia. In piazza ci vanno a vedere soltanto i comizi dei politicanti che urlano sempre le stesse bugie. Bisogna raccogliersi ogni giorno intorno a idee concrete, discuterle e praticarle per realizzare il bene comune. Il tavolo c'è. Purtroppo però è in una piazza, in un luogo aperto dove gli agorafobici non possono andare. Tuttavia, mi illudo anche io. Così siamo già in due.
Magra consolazione quella di vivere di illusioni.Possibile che dobbiamo accontentarci di questo?
Mi auguro proprio di no. Non voglio vivere di illusioni, nè accontentarmi (di cosa poi!?).
Leggo nei vostri commenti quasi una sorta di rassegnazione. Ci sta tutta ovvio. Ma è proprio su questa che ostinatamente si deve lavorare.Se ci si ferma qui, se ci ri arrende è la fine. Le cose non cambiano e non cambieranno mai in questo modo.
Coraggio!!!!
Francesco
Ben detto Francesco e poi credo che nell'ultima foto sia palese la cosa, cioè "insieme ce la possiamo fare". Ma insieme=tutti noi, indistintamente.
Simona
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